lunedì 28 novembre 2011

It’s over ~ Sirius

They have tied me to a stake; I cannot fly, 
But bear-like I must fight the course.
~ William Shakespeare

Dolore. Sempre più aspro, sempre più intenso. Una Luce.
Un giovane Sirius Black si sente afferrare da una mano possente, strattonare i capelli con brutalità affinchè la testa si rivolga verso il bagliore di prima.
Il giovane fa fatica ad aprire gli occhi…le palpebre ricadono, pesanti e dolenti, ma è ancora forte Sirius, sì, ecco, con un ultimo sforzo li spalanca vittorioso e sgrana le magnetiche iridi grigie.
Cerca di mettere a fuoco; davanti a lui qualcosa –qualcuno- si  muove.
Ma aspetta, la chiazza colorata ed indaffarata che passeggia davanti al suo volto spaesato non è sola.
Finalmente Sirius riesce a distinguere gli individui davanti a lui. Auror, senza dubbio-...Cosa volet…-geme, il fiato spezzato da un colpo sulla schiena.
Crolla, piegato, mentre nella testa echeggiano parole d’accusa.
-Assassino-
-Li ha uccisi-
-Traditore!-
-Erano suoi amici-.
~ ~ ~~ ~
Quanti anni sono passati, eh Sirius?
Tredici, venti, forse più, trenta, quaranta.
Quanti anni hai Sirius?
Che importanza ha, qui, ormai.
In questa cella maleodorante,sudicia, fredda, in un luogo abbandonato da qualsiasi Dio e  volutamente celato dagli uomini.
Perché Azkban è casa di reietti, infami, assassini.
Ma quando sono diventato uno di loro? QUANDO?
Aspetta, MAI, semplicemente.
Posso essere definito in tanti modi – arrogante, stupido, impulsivo- ma non assassino.
Non sono il carnefice, ma la vittima.
D’accordo, siate liberi di non credermi, ma  proclamerò sempre fiero  il mio diritto alla libertà.
Nonostante tutti questi anni in cella, le sentenze, le torture, i sacrifici, sarò sempre sicuro della mia innocenza. E non mi piegherò mai davanti ai dissennatori, siatene certi, perché ad occhi chiusi, quando si illumina tutto, ricordo e il nel mio petto qualcosa s’alleggerisce.
E nella mia mente si fanno chiari i ricordi di voi, i miei Malandrini, le scorribande, gli allenamenti, i temi ricopiati, gli abbracci, le sigarette. I momenti più belli della  mia vita scorgano dalla fonte dei ricordi e io mi tuffo dentro, assetato.
E sapete una cosa? Mi sembra di riessere lì, ad Hogwarts, e mi sento di nuovo vivo, il vecchio Sirius di una volta.
L’amicizia che mi avete dato per tutti quegli anni diviene linfa vitale, stillante energia.
Il matrimonio di James e Lily, la commozione, Harry. La sensazione di far parte di una famiglia, dopo aver abbandonato i Black senza rimpianti.
Oh, Harry, spero che qualcuno ti abbia raccontato dei tuoi genitori, di noi, di me.
Sogno che mi stia aspettando, piccolo. Quanto ho atteso, quanto, per poterti rivedere. Per conoscerti, per incrociare gli occhi di Lily. Per spiegarti di non averli uccisi, di aver perso anch’io un pezzo d’anima quello stramaledetto giorno in cui sei scampato a Voldemort.

E’ giunto il momento…1,2,3…scappa Sirius, fuggi, corri fin quando le zampe non faranno male, sino al momento in cui sanguineranno, ma non ti fermare neanche allora, annaspa con le unghie, con i denti, fai leva sulla testa e spingi, e arriva dal piccolo Potter.
L’attesa è finita.

Nessun commento:

Posta un commento